venerdì 12 febbraio 2010

Intervento di Maria Laura Rodotà

Del confronto tra giornalisti di ieri e di oggi, tra cronisti che, taccuino in mano uscivano in strada e parlavano con la gente e blogger che incollati alla scrivania si cimentano in improvvisati editoriali ha parlato Maria Laura Rodotà. La giornalista del Corriere della Sera, soddisfatta delle precedenti edizioni del Festival, individua nei giovani la linfa vitale in grado di ridare pregio e credibilità a una professione in cui, sempre più spesso, capacità e accesso alle fonti, diventano le principali discriminanti tra il vero giornalista e chi si improvvisa tale.

Intervento di Marco Pratellesi

Presentata ufficilamente alla stampa la quarta edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Ai ringraziamenti dei due organizzatori Arianna Ciccone e Christopher Potter, hanno fatto seguito le parole del direttore del Corriere della Sera on line(www.corriere.it)Marco Pratellesi. Sottolineando l'attuale stato di crisi del giornalismo italiano, il giornalista ha parlato del Festival come di un'ottima occasione per far emergere nuove idee e possibli soluzioni diversificate. Forte sostenitore dei new media, Pratellesi ritiene che l'unico modo per garantire la sopravvivenza di un giornalismo di qualità consista nell'intercettare il lettore a livello spaziale e temporale.

martedì 2 febbraio 2010

Si parte: tappa zero

E' vero: mancano ancora due mesi e mezzo, ma l'evento è importante e richiede tempo e impegno per essere organizzato al meglio. E come ogni creatura che viene alla luce, vuole farsi conoscere e mostrarsi al mondo. Il laico battesimo ci sarà dopodomani a Milano, in via Solferino (storica sede del Corriere della Sera; dà lì inizieremo questo viaggio nella quarta edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
A perseverare alla fine ho avuto ragione e, al terzo tentativo, mi hanno presa tra i volontari della 5 giorni umbra. Ma per quello c'è ancora tempo. Per ora l'attenzione è tutta sulla presentazione del Festival alla stampa e al pubblico.
Naturalmente, nella sala Montanelli, ci saranno Arianna Ciccone e Christopher Potter, i promotori del Festival. E oltre al padrone di casa Marco Pratellesi, direttore di corriere.it, interverranno Tommaso Tessarolo, general manager del network tv indipendente Current Italia e Claire Wardle, del movemento Media140.
L'idea è questa: seguire, fase per fase, la preparazione del Festival, fino al 21 aprile. Questo blog diventerà, quindi, una specie di diario di bordo, in cui verranno annotate informazioni, date, notizie di vario genere. Quando sarà possibile, alla documentazione scritta si accompagneranno immagini e video e, nei giorni del Festival, potrete seguirlo in tempo reale!

Festival Internazionale del Giornalismo: ad aprile la quarta edizione

A breve sarà on line il programma completo della quarta edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Il capoluogo umbro si prepara dunque ad ospitare, per il quarto anno consecutivo, una cinque giorni che promette di uguagliare e superare il successo del passato.
Nato da un’iniziativa di Arianna Ciccone e Christopher Potter per “per parlare di giornalismo, informazione, libertà di stampa e democrazia secondo il modello 2.0”, il Festival partirà mercoledì 21 aprile, per concludersi domenica 25.
La scorsa edizione, con oltre 80 eventi gratuiti, la partecipazione di 250 tra giornalisti, blogger e free lance e oltre 300 volontari arrivati da tutto il mondo, ha visto la presenza di oltre 30mila visitatori.
Circa 200 i giornalisti che finora hanno confermato il loro intervento; tra loro i direttori del Tg3 Bianca Berlinguer, de La Repubblica Ezio Mauro, de L’Unità Concita De Gregorio, di Libero Maurizio Belpietro, de Il fatto quotidiano Antonio Padellaro, de La Stampa Mario Calabresi, de l’Ansa Luigi Contu. Ci saranno inoltre Enrico Mentana, Gad Lerner, Sandro Ruotolo e Marco Travaglio.
Numerosi gli ospiti dall’estero: giornalisti di Al Jazeera, della Reuters, della Cbs, del New York Times, di The Guardian, della Bbc, di El Pais e di Le Monde.
Un festival, sottolineano gli organizzatori, “nato dal basso, aperto alle ‘incursioni’ degli utenti, un evento dove i protagonisti dell’informazione si incontrano con cittadini, lettori, studenti, professionisti, in un flusso continuo di idee, scambi, confronti”.
Tutte le informazioni su programma, ospiti e quant’altro, su www.ijf10.org.

mercoledì 16 dicembre 2009

La notizia ruotata

Mi è stato fatto notare che in un blog che si occupa di giornalismo non devono mancare le notizie. Più che giusto. Fermo restando che questo blog è aperto a tutti e ognuno deve perciò sentirsi libero di poter proporre argomenti di discussione, mi piacerebbe ruotare un po' la prospettiva di analisi delle notizie.
La faccio corta con un esempio: la notizia italiana degli ultimi giorni è senza dubbio l'aggressione a Berlusconi. Ora, quello che vorrei, è che qui si parlasse di come la notizia dovrebbe essere trattata dai media, più che della notizia in sè. Sei d'accordo con il rilievo che finora le è stato attribuito? Non sei d'accordo? Si tratta o no di informazioni faziose? Quali scenari e prospettive apre questo modo di informare? E via dicendo.
Propongo, per iniziare, una notizia secondo me sottovalutata e collegata all'evento di cui sopra. Nella notte successiva al fatto, qualcuno, presumibilmente gli amministratori, hanno cambiato il nome e lo scopo di alcuni gruppi nati su Facebook a cui erano iscritte centinaia di migliaia di persone. Queste, da un giorno all'altro si sono trovate parte di gruppi 'Pro-Berlusconi', ovviamente senza essere prima avvertite.
Al di là dell'aspetto eticamente, a mio avviso, deprecabile della magagna, il fatto in sè non è da prendere alla leggera. Quando nei Tg del giorno dopo ci viene detto che su internet, in poche ore, sono nati decine di gruppi a sostegno del premier, che raccolgono milioni di iscritti, ci viene data solo una parte della notizia. Non ci viene infatti riferito che quelle persone erano già iscritte, ma a gruppi diversi. Il fatto che la sera o il giorno successivo la questione emerga e ci venga comunicata ha ormai poco rilievo: la notizia è stata data e il pubblico ha recepito.
Molti studi sulla comunicazione di massa concordano infatti sul fatto che, quando viene diffusa una notizia falsa o parziale, per quanto ne possa essere data un'altra di rettifica, l'efficacia informativa di quest'ultima sul pubblico non sarà mai pari a quella della prima.
Scarso controllo delle fonti? Fretta di arrivare prima degli altri? Rincorsa forsennata delle notizie? Di tutto un po', ma quanta superficialità...

lunedì 14 dicembre 2009

Requiem per il quotidiano?

Il giornalismo cartaceo è davvero destinato a cadere sotto i colpi dell'avanzata digitale, o troverà la forza di rinnovarsi per non scomparire?
Da poco ho terminato un corso di giornalismo e quando mi è stato chiesto di preparare una tesina su un argomento che mi destasse un qualche interesse, non ho avuto dubbi. Pensavo che la crisi, per molti versi incontrovertibile, della carta stampata fosse talmente sotto gli occhi di tutti che, in un primo momento, l'argomento mi sembrava quasi scontato. Pensavo ci fossero decine di scritti e saggi ammonticchiati sugli scaffavi delle librerie da cui prendere spunto e pagine e pagine di internet in cui esperti, o sedicenti tali, s'arrovellassero il cervello sull'annosa questione. Non è così. Sarà la relativa gionivezza della materia, sarà che per molti il danno è fatto e non vale neppure la pena di interrogarsi sui perchè, fatto sta che, a parte i tre saggi di Alessandro Barbano, Vittorio Sabadin e Ryszard Kapuscinski, la bibliografia è piuttosto scarsa.
I dati sulla caduta libera delle vendite dei quotidiani ci sono, monitorati e aggiornati dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali), che propone anche un'analisi dettagliata dell'argomento. Ma è soprattutto nei blog che la discussione si fa viva. E' lì che, senza remore, ci si chiede come il quotidiano, un'istituzione per il nostro paese, si sia ridotto a mero espediente per ottenere un gadget (che sia un libro, un opuscolo o quant'altro) che gli si associa nella speranza di risollevarne le vendite. Ancora peggio: a forza propinarci Divine Commedie, enciclopedie, atlanti e via dicendo le case degli italiani si sono riempite di libri e libretti e il richiamo prima esercitato da questi collaterali è bello che finito.
Prima le free press, poi internet hanno minato le solide basi del quotidiano cartaceo che ha reagito tardi e male a questi 'attacchi', crogiolandosi a lungo nel ricordo di un aureo passato che ormai ha ben pochi riscontri nella realtà. Le caratteristiche della stampa gratuita - la sua gratuità appunto e il fatto di intercettare i lettori nei luoghi (mezzi pubblici in primis) in cui hanno poco da fare - ha garantito l'affermazione di questo nuovo mezzo di informazione. Ma è stata soprattutto la diffusione del web a suggellare la crisi della carta stampata. I lunghi tempi di preparazione fanno sì che il quotidiano cartaceo appena stampato sia già vecchio rispetto alla versione digitale. Aggiornamento continuo delle notizie, foto, filmati e link rendono i quotidiani on line accattivanti e sicuramente preferibili in un momento in cui, abituati ai servizi comodi e gratuiti della rete, comincia a pesare anche il recarsi in edicola e spendere un euro per acquistare il giornale.
Fare previsioni per il futuro non è semplice, soprattutto se si pensa che la tecnologia rende oggi possibile cose fino a qualche anno fa nesspure pensabili. Si tratta di scenari in continua espansione, le cui conseguenze potranno essere visibili soprattutto sul lungo periodo. Ma solo con un atto di modestia, e facendo leva sui suoi punti di forza, il quotidiano cartaceo si potrà salvare da una quantomeno probabile estinzione.

giovedì 26 novembre 2009

Faccio outing

Qualche giorno fa ascoltavo in tv Ilaria D'Amico raccontare che, da brava italiana, ai suoi esordi giornalistici ha ricevuto una 'spintarella' dall'amico di famiglia Renzo Arbore. Ebbene sì, lo confesso: anch'io ho ricevuto il mio 'aiutino da casa', nella persona di un amico di babbo.
Odiando profondamente il nostrano costume del figlio del cugino dell'amico del capo che, chissà per quale insano motivo, dovrebbe avere quella chance in più rispetto al figlio di nessuno, il mio rifiuto indignato è arrivato all'istante: "Io la raccomandata non la faccio. Se arriverò da qualche parte, lo farò solo con i miei mezzi". Benedetta ingenità.
Passano i mesi, dò fondo agli ultimi cv non ancora spediti, mi lambicco il cervello alla ricerca dell'idea che mi avrebbe fatto svoltare e che non arriva. Dopo un intenso pomeriggio di scontri interiori, metto orgoglio e dignità da parte e faccio la telefonata che "mi avrebbe aperto le porte". Mi fissano un colloquio con la redazione di un quotidiano on line, si parla del più e del meno. C'è anche l'editore che tiene a sottolineare che il mio stato di 'raccomandata' non mi avrebbe fatto ottenere privilegi. Niente di più vero. Secondo incontro con il direttore, mi spiegano quello che avrei dovuto fare, dettagli tecnici per l'invio degli articoli (visto che non avrei lavorato in redazione) e parte il periodo di prova. Un mese, dicono, e poi avrei potuto firmare. Il mese diventa due mesi e mezzo, durante i quali trotterello da una conferenza stampa all'altra. Ligia al dovere scrivo e invio, scrivo e invio, scrivo e invio. Il tempo passa, ma di un contratto neanche l'ombra. Ok, mi dico, mi stanno mettendo alla prova; sono seri, mica possono fidarsi del primo che arriva.
Con la redazione contatti inesistenti, io invio, loro pubblicano. Nessun riscontro, mai. Per quel che ne so potrei scrivere un articolo pieno di insulti e dopo qualche ora lo vedrei on line. Inizio a telefonare, parte lo scaricabarile: se ne occupa quello, no l'altro, no l'altro. Alla fine individuo il soggetto da tartassare: l'editore. Chiamate su chiamate, continui rinvii. Poi un giorno mi chiamano: è pronto il contratto, si firma. Tre mesi per 450 euro lorde complessive che non incasserò mai. Non faccio la schizzinosa e firmo, almeno, penso, posso iniziare a raccogliere gli articoli per l'iscrizione all'albo. In tre mesi ne scrivo più di cento. Conosco molte persone, ma non imparo un bel niente sulla professione. Quello che sapevo fare è quello che ancora so fare. Se sbaglio non lo so, come non so se sono una potenziale Pulitzer (ma lo escluderei...).
Ad aprile scade il contratto, ancora silenzio. Ricomincio con le telefonate, andrei anche in redazione, ma mi dicono che non troverei nessuno e farei solo un viaggio a vuoto. Inizio a lamentarmi e mi sento rispondere che se mollo, sulla loro scrivania c'è una pila di cv di ragazzi pronta a prendere il mio posto. Replico che almeno quei pochi soldi avrebbero potuto darmeli, visto che è tutto nero su bianco, ma anche in questo caso la risposta è pronta: posso anche aprire una controversia, ma poi dovrei scordarmi l'idea di scrivere per un qualche giornale della zona. A settembre firmo la proroga: un anno a 350 euro lorde complessive. Oltre a non essere uno scherzo, è anche ironico perchè, per un anno, avrei preso meno che per tre mesi. Mi dicono che quei soldi non li vedrò, ma in compenso non avrei perso i mesi fuori contratto.
Morale della storia: da oltre un anno collaboro con questo quotidiano, cerco le notizie, vado alle conferenze, scrivo e invio. Non ho ricevuto un euro e sono angosciata dal pensiero che al danno si possa aggiungere la beffa e che, a differenza di quanto mi hanno garantito, l'anno trascorso non valga neppure per l'scrizione all'albo. E pensare che sono raccomandata...