Mi è stato fatto notare che in un blog che si occupa di giornalismo non devono mancare le notizie. Più che giusto. Fermo restando che questo blog è aperto a tutti e ognuno deve perciò sentirsi libero di poter proporre argomenti di discussione, mi piacerebbe ruotare un po' la prospettiva di analisi delle notizie.
La faccio corta con un esempio: la notizia italiana degli ultimi giorni è senza dubbio l'aggressione a Berlusconi. Ora, quello che vorrei, è che qui si parlasse di come la notizia dovrebbe essere trattata dai media, più che della notizia in sè. Sei d'accordo con il rilievo che finora le è stato attribuito? Non sei d'accordo? Si tratta o no di informazioni faziose? Quali scenari e prospettive apre questo modo di informare? E via dicendo.
Propongo, per iniziare, una notizia secondo me sottovalutata e collegata all'evento di cui sopra. Nella notte successiva al fatto, qualcuno, presumibilmente gli amministratori, hanno cambiato il nome e lo scopo di alcuni gruppi nati su Facebook a cui erano iscritte centinaia di migliaia di persone. Queste, da un giorno all'altro si sono trovate parte di gruppi 'Pro-Berlusconi', ovviamente senza essere prima avvertite.
Al di là dell'aspetto eticamente, a mio avviso, deprecabile della magagna, il fatto in sè non è da prendere alla leggera. Quando nei Tg del giorno dopo ci viene detto che su internet, in poche ore, sono nati decine di gruppi a sostegno del premier, che raccolgono milioni di iscritti, ci viene data solo una parte della notizia. Non ci viene infatti riferito che quelle persone erano già iscritte, ma a gruppi diversi. Il fatto che la sera o il giorno successivo la questione emerga e ci venga comunicata ha ormai poco rilievo: la notizia è stata data e il pubblico ha recepito.
Molti studi sulla comunicazione di massa concordano infatti sul fatto che, quando viene diffusa una notizia falsa o parziale, per quanto ne possa essere data un'altra di rettifica, l'efficacia informativa di quest'ultima sul pubblico non sarà mai pari a quella della prima.
Scarso controllo delle fonti? Fretta di arrivare prima degli altri? Rincorsa forsennata delle notizie? Di tutto un po', ma quanta superficialità...
mercoledì 16 dicembre 2009
lunedì 14 dicembre 2009
Requiem per il quotidiano?
Il giornalismo cartaceo è davvero destinato a cadere sotto i colpi dell'avanzata digitale, o troverà la forza di rinnovarsi per non scomparire?
Da poco ho terminato un corso di giornalismo e quando mi è stato chiesto di preparare una tesina su un argomento che mi destasse un qualche interesse, non ho avuto dubbi. Pensavo che la crisi, per molti versi incontrovertibile, della carta stampata fosse talmente sotto gli occhi di tutti che, in un primo momento, l'argomento mi sembrava quasi scontato. Pensavo ci fossero decine di scritti e saggi ammonticchiati sugli scaffavi delle librerie da cui prendere spunto e pagine e pagine di internet in cui esperti, o sedicenti tali, s'arrovellassero il cervello sull'annosa questione. Non è così. Sarà la relativa gionivezza della materia, sarà che per molti il danno è fatto e non vale neppure la pena di interrogarsi sui perchè, fatto sta che, a parte i tre saggi di Alessandro Barbano, Vittorio Sabadin e Ryszard Kapuscinski, la bibliografia è piuttosto scarsa.
I dati sulla caduta libera delle vendite dei quotidiani ci sono, monitorati e aggiornati dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali), che propone anche un'analisi dettagliata dell'argomento. Ma è soprattutto nei blog che la discussione si fa viva. E' lì che, senza remore, ci si chiede come il quotidiano, un'istituzione per il nostro paese, si sia ridotto a mero espediente per ottenere un gadget (che sia un libro, un opuscolo o quant'altro) che gli si associa nella speranza di risollevarne le vendite. Ancora peggio: a forza propinarci Divine Commedie, enciclopedie, atlanti e via dicendo le case degli italiani si sono riempite di libri e libretti e il richiamo prima esercitato da questi collaterali è bello che finito.
Prima le free press, poi internet hanno minato le solide basi del quotidiano cartaceo che ha reagito tardi e male a questi 'attacchi', crogiolandosi a lungo nel ricordo di un aureo passato che ormai ha ben pochi riscontri nella realtà. Le caratteristiche della stampa gratuita - la sua gratuità appunto e il fatto di intercettare i lettori nei luoghi (mezzi pubblici in primis) in cui hanno poco da fare - ha garantito l'affermazione di questo nuovo mezzo di informazione. Ma è stata soprattutto la diffusione del web a suggellare la crisi della carta stampata. I lunghi tempi di preparazione fanno sì che il quotidiano cartaceo appena stampato sia già vecchio rispetto alla versione digitale. Aggiornamento continuo delle notizie, foto, filmati e link rendono i quotidiani on line accattivanti e sicuramente preferibili in un momento in cui, abituati ai servizi comodi e gratuiti della rete, comincia a pesare anche il recarsi in edicola e spendere un euro per acquistare il giornale.
Fare previsioni per il futuro non è semplice, soprattutto se si pensa che la tecnologia rende oggi possibile cose fino a qualche anno fa nesspure pensabili. Si tratta di scenari in continua espansione, le cui conseguenze potranno essere visibili soprattutto sul lungo periodo. Ma solo con un atto di modestia, e facendo leva sui suoi punti di forza, il quotidiano cartaceo si potrà salvare da una quantomeno probabile estinzione.
Da poco ho terminato un corso di giornalismo e quando mi è stato chiesto di preparare una tesina su un argomento che mi destasse un qualche interesse, non ho avuto dubbi. Pensavo che la crisi, per molti versi incontrovertibile, della carta stampata fosse talmente sotto gli occhi di tutti che, in un primo momento, l'argomento mi sembrava quasi scontato. Pensavo ci fossero decine di scritti e saggi ammonticchiati sugli scaffavi delle librerie da cui prendere spunto e pagine e pagine di internet in cui esperti, o sedicenti tali, s'arrovellassero il cervello sull'annosa questione. Non è così. Sarà la relativa gionivezza della materia, sarà che per molti il danno è fatto e non vale neppure la pena di interrogarsi sui perchè, fatto sta che, a parte i tre saggi di Alessandro Barbano, Vittorio Sabadin e Ryszard Kapuscinski, la bibliografia è piuttosto scarsa.
I dati sulla caduta libera delle vendite dei quotidiani ci sono, monitorati e aggiornati dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali), che propone anche un'analisi dettagliata dell'argomento. Ma è soprattutto nei blog che la discussione si fa viva. E' lì che, senza remore, ci si chiede come il quotidiano, un'istituzione per il nostro paese, si sia ridotto a mero espediente per ottenere un gadget (che sia un libro, un opuscolo o quant'altro) che gli si associa nella speranza di risollevarne le vendite. Ancora peggio: a forza propinarci Divine Commedie, enciclopedie, atlanti e via dicendo le case degli italiani si sono riempite di libri e libretti e il richiamo prima esercitato da questi collaterali è bello che finito.
Prima le free press, poi internet hanno minato le solide basi del quotidiano cartaceo che ha reagito tardi e male a questi 'attacchi', crogiolandosi a lungo nel ricordo di un aureo passato che ormai ha ben pochi riscontri nella realtà. Le caratteristiche della stampa gratuita - la sua gratuità appunto e il fatto di intercettare i lettori nei luoghi (mezzi pubblici in primis) in cui hanno poco da fare - ha garantito l'affermazione di questo nuovo mezzo di informazione. Ma è stata soprattutto la diffusione del web a suggellare la crisi della carta stampata. I lunghi tempi di preparazione fanno sì che il quotidiano cartaceo appena stampato sia già vecchio rispetto alla versione digitale. Aggiornamento continuo delle notizie, foto, filmati e link rendono i quotidiani on line accattivanti e sicuramente preferibili in un momento in cui, abituati ai servizi comodi e gratuiti della rete, comincia a pesare anche il recarsi in edicola e spendere un euro per acquistare il giornale.
Fare previsioni per il futuro non è semplice, soprattutto se si pensa che la tecnologia rende oggi possibile cose fino a qualche anno fa nesspure pensabili. Si tratta di scenari in continua espansione, le cui conseguenze potranno essere visibili soprattutto sul lungo periodo. Ma solo con un atto di modestia, e facendo leva sui suoi punti di forza, il quotidiano cartaceo si potrà salvare da una quantomeno probabile estinzione.
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